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Il cielo si spoglia dei suoi fuochi,
gli ultimi raggi si frantumano
in specchi liquidi,
come se il sole avesse deciso
di disfarsi della propria corona.
Tra le nuvole migrano stormi d’ombre,
portando con sé il respiro caldo
dei giorni finiti,
e l’aria diventa un cristallo sospeso
dove si riflette il silenzio delle cose.
Il mare, stanco di luce,
ripiega le sue onde
come lenzuola notturne,
mentre la sabbia trattiene l’impronta
di chi ha danzato senza sapere
d’esser già ricordo.
Così l’estate svanisce:
non muore, ma si dissolve
in una trasparenza siderale,
lasciando alle stelle
il compito di bruciare al suo posto.
